sabato 21 luglio 2007

AUSTRIA. INNSBRUCK. AMBRAS. IL CASTELLO, INFINE.





Un ménage anticonformista

Una fortezza medioevale trasformata in castello nella seconda metà del Cinquecento da un Asburgo arciduca del Tirolo, Ferdinando II, per donarlo alla moglie morganatica e raccogliervi le sue collezioni.



Il castello di Ambras ebbe così due anime, che si suppone convissero bene: una casa per un ménage anticonformista che probabilmente costò a Ferdinando, figlio, nipote e fratello di imperatori, l’ascesa a troni più alti di quello del Tirolo, e una raccolta di mirabilia che teatralmente doveva riprodurre l’universo.

Di Ferdinando e Philippine AAA ne parla qui.

Mirabilia, o Wunderkammer

Ora, parliamo di mirabilia. Le raccolte di oggetti meravigliosi si facevano già dal medioevo; pare tuttavia che Ferdinando sia stato il primo a esporle più per gli altri che per se stesso. Non fu intimo gabinetto, ma mostra per l’ospite. Teatralmente, retoricamente curata.


In questo specchio si riflettono le tante colorate vetrine che riproducono l’esibizione. In origine, oggetti dello stesso materiale erano esposti, uno accanto all’altro, nello stesso armadio. E così la pietra succedeva al ferro, che seguiva i coralli ecc. Una sorta di vis classificatoria immaginifica e simbolica si esprimeva con una cultura tutta diversa da quella successiva, ottocentesca, per così dire scientifica; infatti quando quest’ultima mise le grinfie sulla collezione, che come è ovvio ha una secolare storia travagliata, separò naturalia da artificialia e schiaffò le prime nel Naturalische Museum, le seconde Kunsthistorisches Museum Museum di Vienna.

Oggi la collezione è stata in parte rimessa al suo posto, ricostruendo gli intenti del suo fondatore. Certo, molti pezzi li ha persi in favore della capitale. Ad esempio, la famosa e bella saliera di Cellini, che vidi al Knust prima del furto, in una memorabile corsa tra le innumerevoli sale che il Knust dedica alle mirabilia.

Ma insomma, cosa sono queste mirabilia?
Pensate all’universo. Mettevi in mente di farvelo in casa. Raccogliete antichità romane. Armature e ritratti di uomini illustri (e qualche donna, specie se inventata da un uomo, come Beatrice). Ma anche ritratti dell’uomo peloso e della sua pelosa figliola. Di un gigante e di un nano. Di uno storpio adagiato su un tavolo, il cui unico abito è un berretto di velluto, che vi guarda corrucciato. Di un Vlad difensore dai turchi, famoso per crudeltà e mostrato nella sua orrida bruttezza vampiresca cinta di perle e smeraldi, della stirpe dei Dracula. Di un cavaliere che sopravvisse a una lancia che gli trapassò il cranio passando da un occhio, ritratto prima che gliela sfilassero.

Impagliate grandi pesci e appendeteli al soffitto.

Fatevi portare da luoghi remotissimi e appena immaginabili, come la Cina e il Giappone, esotici oggetti.

Raccogliete alti stivali di morbida pelle che finiscano come un guanto, con una cuccia per ogni dito del piede.

Collezionate automi. Saliere d’argento in forma di barca che possano muoversi per il tavolo, mentre un pascià muove la testa, un gatto mammone a prua addenta una mela, due schiavi remano.

Vanitas con scheletri assi graziosi che imbracciano falci, meditano su clessidre tra perle e crisopazi.

Giochi di tornio in legno o avori, che producono oggetti infinitamente inutili, che sfidano la statica e la ragione.

Vetri in cui coppe racchiudono la Passione, vasi che custodiscono draghi marini.
Piccoli giardini di metalli e pietre rare in cui mostruosi animali, scossa la scatola, tutti si muovano oscillando sinistramente.

Scarabattoli smaltati con minuscoli archi di trionfo e insegne e oggetti araldici, che celebrino il casato.



Bezoar che curino da ogni male e in particolare dalla malinconia. Bezoar: dal persiano, antidoto. Secrezione dello stomaco di capre orientali altri animali, come il cammello. Venduti a un prezzo maggiore dell’oro, di oro decorati.

Corna di cervo cresciute entro un tronco di albero.

Vi ricordate la wunderkammer di Cormatin? Tutte le wunderkammer sono debitrici di Ferdinando.

Ferdinando era egli stesso architetto e artigiano. Pare che la ristrutturazione del castello fu da lui progettata, e lavorava personalmente in una vetreria che fece installare nei servizi, come pure commissionò nei particolari molti degli oggetti raccolti.

Il suo capolavoro è il grande salone spagnolo (perché ‘spagnolo’, nessuno lo sa), dagli alti finestroni con oculi, i regnanti del Tirolo lungo le pareti, le immancabili corna e affreschi politicamente scorretti. Ricordo che quando Ferdinando nacque, in contemporanea ci fu il primo assedio di Vienna da parte dei turchi.
Bello il cortile affrescato grisaille, e importanti ovunque le pitture murali esterne, come gli scuri di legno colorato.

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