martedì 25 settembre 2007

ABRUZZO. ROCCA CALASCIO.












Quando si sale, lasciata la macchina al suolo, con un pulmino guidato da una vispa, accudente autista, la sua chiacchiera protettiva e incessante distrae dal vertiginoso abisso che scorre al lato, che continua tuttavia a risuonare agli angoli degli occhi che lo fuggono e abbacina lo sguardo che ogni tanto non può fare a meno di puntarvi dentro. Anche quando poggi i piedi a terra e le mani sui fianchi delle torri, guardare verso il basso trasforma in tremulo falco o spaventato nibbio che sta per slanciarsi ma sa che morirà nel vuoto.

C’è però un altro lato dove il cuore riposa. L’occhio rasserenato scorre su monti alti e successivi che salgono verso il Gran Sasso, dopo essersi fermato intorno a un ottagono solidamente piantato nel monte, una cappella rinascimentale circondata da un’aura romantica: ex voto di pastori che ringraziano per una vittoria su banditi provenienti dal vicino stato pontifico.

Case di pietra imponenti e abbandonate affiancano la Rocca. Alcune restaurate, come meritano. Una abitata, il Rifugio della Rocca. Offre cibo e ricovero: certo è un B & B abbastanza singolare.

Sulla Rocca Calascio:

europamedievale.it

icastelli.it


Sul Rifugio della Rocca:

rifugiodellarocca.it

uniurb.it

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