lunedì 3 marzo 2014

Francia. Parigi. Musée Guimet.Testa di Bodhisattva con corona di alloro. VI secolo. Kucha, Duldur - aqur



Siamo nelle stanze cinesi; mi ritovo faccia a faccia con questo qui. Non è l'unico con quest'aria che mi scombussola, tra vicino mondo antico - quella corona d'alloro - e lontano oriente - quegli occhi allungati, quelle sopracciglia a foglia di salice, quel sorriso. Delizie delle vie della seta. Siamo in Asia Centrale, alla periferia di India, Persia e Cina, a Kucha, un antico regno buddista, una delle oasi più popolose del bacino del Tarim.


L'Enciclopedia Treccani dice:

Lo stile kuceano e la via settentrionale. - Conosciamo solo attraverso rari documenti l'arte classicheggiante dei primi secoli della nostra era nel tracciato meridionale delle «Vie della Seta». Il caso è del tutto diverso per quell'arte che sarebbe fiorita nel corso dei secoli successivi nei siti buddhistici del tracciato settentrionale. Essi corrispondono alle grandi tappe delle vie carovaniere il cui apogeo si situa verosimilmente fra il IV e l'VIII sec. d.C. L'arte che vi si sviluppa e che si qualifica generalmente come «indo-iranica» ci è nota per le numerose pitture murali e le sculture policrome in argilla rinvenute nei santuarî buddhistici costruiti o scavati nella roccia. In particolare il regno di Kučā, fin dal V sec. d.C., è teatro d'una intensa attività artistica. In questo periodo furono costruiti numerosi edifici religiosi, frutto del mecenatismo dell'aristocrazia locale la cui ricchezza dipendeva dal commercio carovaniero. Questo permise lo sviluppo d'una scuola di pittura originale la cui influenza si farà sentire in tutta la regione, da Khotan a Turfan. Il suo carattere specifico è ben rappresentato dal «primo stile» di Kučā quale appare nelle pitture più antiche del complesso monastico di Qïzïl o del tempio di Duldur Aqur. Queste pitture, eseguite presumibilmente fra il V e il VI sec., sono fortemente segnate dai modelli dell'arte gupta dell'India nel modo di contornare le figure, nella composizione dei soggetti, nell'espressione e nell'atteggiamento dei personaggi e nella scelta dei tempi e dei colori. Sebbene preponderante, l'estetica gupta si sovrappone - senza alterarne il valore - alle antiche tradizioni artistiche ereditate dal Gandhāra. Il permanere di queste ultime attenua la sensualità e l'elegante flessuosità dei modelli indiani per dare maggiore spazio alla ricercatezza un po' stereotipata dell'arte centroasiatica. A differenza degli artisti dello stile classicheggiante che attingevano la loro ispirazione direttamente dall'arte del Gandhāra e dell'Iran ellenizzato, i pittori di Kučā subiscono l'influenza di questi antichi modelli solo dopo che essi vennero trasformati nel lungo cammino attraverso la Battriana e la Transoxiana.

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Lavorò in quella zona l'archologo Paul Pelliot, che trovò anche questa testa.

1 commento:

Giulia Pignatelli ha detto...

ora sono entrata :D... grazie per questi post :D

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