lunedì 20 ottobre 2014

Corna di gazzella biscottate


Di Artemisia

Nuovo tipo di corna, del tutto inedito, eppure degno di entrare nella tradizione marocchina. Prima dò la vera procedura, poi quella tradotta per rifarle. Procedere. Prima di tutto, fare le corna di gazzella al cocco, fino al momento di inzuccherarle. Poi, in sequenza: lasciarne metà senza veste di zucchero perché pensate di metterla poi, ma anche perché non sapete se volete metterla o no. Chiudere quelle senza zucchero in una scatola di latta, soprassedendo; poi pensare che non c'è paragone: quelle con lo zucchero sono molto più buone; indugiare in questo pensiero, svogliatamente rimandando di metterci mano. Riprenderle dalla scatola dopo due giorni, immergerle in una ciotola con acqua di rose, poi in una con zucchero a velo; dopo poco - già eravate perplessi, si è visto subito che si bagnavano di più - trovarle bagnate, con effetto tutto diverso dalle primigenie, lo zucchero assorbito, evidentemente la sosta ha cambiato tutto. Accendere il forno a 160° funzione ventilata, schiaffare le corna dentro su una griglia per asciugarle un po'. Tornare a scrivere, pensare che oramai sono andate, dimenticarsele. Pensare a tutt'altro, perdersi nella scrittura, risvegliarsi di botto, vederle tutte nere e fumanti davanti agli occhi, tornare di corsa al forno - haimé dopo tempo indefinito - spegnerlo, trovarle tutte brunamente dorate con guscio di bianco zucchero affiorante, pensare vassape', aprire il forno, lasciarle lì rimandando l'amaro calice della verifica. Rimettersi a scrivere con vagosottofondo di corna di gazzella nella mente. Dopo un po' ammettere di ripensarci, tornare al forno, farsi coraggio, infilarvi la mano, è oramai freddo, decidersi, metterne in bocca una - hanno un aspetto vegetale, minerale, la natura morta gli si addice - soffermarsi indecisi, masticare, trovarla buona, chiedersi se c'è l'indulgenza che non vuole saperne della verità. Far passare mezz'ora, valutare nella memoria il croccante abbrustolito e friabile che le permea fin nell'intimo, tornare al forno, metterne in bocca un'altra, trovarla ottima, metterle in una scatola, chiuderla per non mangiarle tutte, chiedersi se mai più. Per il comportamento della pasta delle corna e le differenze tra una pasta e l'altra, può essere utile vedere Pasta per Kaab ghzal. Corna di gazzella marocchine. Vedi anche Monografie. Tutte le corna di gazzella di AAA 

In una ciotola: 100g di zucchero e 100ml di olio vegetale di sapore delicato (ho usato quello di arachidi), un vasetto di yogurt greco, 100g di farina di cocco, due sorsi di latte di cocco, uno di acqua di rose, una bustina di lievito per dolci, un pizzico di sale e poco a poco 600g di farina00 setacciata (potrebbe essere di meno, per me è stata di meno, circa 500g).

La pasta deve essere molle e modellabile.

Fate tante palline dello stesso peso (ne ho fatte 33); rotolatele prima tra le mani facendo un cilindretto, poi sul piano di lavoro affinatene le punte; giratele e fate un arco di luna.

Poggiatele su una teglia coperta di carta da forno e fate cuocere in forno già caldo a 180° per 10' circa (test: chiarissime sopra, dorate sotto: basta; vedi foto sotto).

Fatele raffreddare, riponetele in una scatola di latta per un giorno o due.

Immergerle in una ciotola con acqua di rose, poi in una con zucchero a velo, che verrà abbastanza assorbito (grazie alla sosta di un giorno). Lasciarle lì mezz'ora.

Accendere il forno a 160°, funzione ventilata, schiaffarvi le corna su una griglia.
 

Tenervele per il tempo necessario (30'?) a renderle brunamente dorate con bianco zucchero affiorante.

Spegnere, aprire il forno, farcele raffreddare.




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