domenica 5 aprile 2009

Aprile. Una cena tutta garbo ed eleganza





Aprile 2009. Una cena tutta garbo ed eleganza. Poche storie, cari miei. Se si vogliono invitare a cena gli amici, c’è bisogno solo di questo sandwich: garbo ed eleganza, garbo ed eleganza, una fetta sull’altra.

Lo dico chiaro: ci si mette in cucina a spignattare infinitamente solo se vi contenta, vi piace, se non potete resistere, se vi viene di farlo anche quando dite: questa volta farò qualcosa di rapido…se questo non accadrà, sarà solo colpa vostra, che non avete potuto tenervi. Datevi poscia una regolata: è dipeso dall’uzzolo vostro, dalla sua irrequietezza, e dalla vostra incapacità di tenerlo a bada.

Certo, ci vuole altro oltre al contenersi nel girovagare tra una ricetta e l’altra, per ammannire una cena senza travaglio. Ci vuole un tavolo obbediente. La so lunga sui tavoli che non obbediscono: ne ho avuto uno rotondo, allungabile, con le ruote. L’ho avuto per un sacco di anni, l’ho amato, l’ho odiato, mi sono illusa. Mi sono illusa che fosse acconcio, perfetto, comodo. Ci ho messo secoli a capire che il suo vero io era di andare in giro per la stanza, di non stare mai nello stesso posto, di fingere che ciò fosse agevole, e invece era solo enormemente disordinato, non faceva che sottrarsi alla presa ogni volta che mi appoggiavo, faceva un passetto più in là, sgusciava, se la squagliava. E poi fingeva di prestarsi all’uso con quel ripiegarsi, quell’allungarsi. Vana flessibilità illusoria! È vero, lo faceva, di ritrarsi e distendersi, ma al costo di quanta pena nel maneggiare le infernali tavole leste a piombare sugli alluci, subdole nell’essere sempre quella sbagliata, che non si infilava nei fori in cui la pressavi perpetuamente speranzosa, sempre delusa. E le tovaglie? Le tovaglie – e i mollettoni, con i loro inopportuni gonfiori e ingombri, minaccia degli straripanti armadi – le tovaglie di tutte le misure per tutte le lunghezze del finto servo di casa? Che pace, che conforto quando ho messo in pensione il malfido – è pur vero che c’eravamo amati – e ho comperato un tavolo quadrato, per otto – numero perfetto – che non muove un passo che sia uno, che è sempre lì, dove l’ho messo la prima volta, sempre uguale a se stesso, di vetro nero, sì, vetro nero, un luminoso colore su cui ogni oggetto riluce, e che si presta alla tovaglia come pure ai sottopiatti che in un battibaleno – un battibaleno – calano su di lui allestendolo alla bisogna.

Se sembra che mi sia dilungata, sappiate che rispetto a ciò che ho nel cuore l’ho fatta corta. Figuratevi cosa ho pensato quando Andreina mi ha detto che cambiava il suo tavolo allungabile con uno rettangolare, e che gli donava un posto stabile e fisso in un angolo della casa che si sarebbe racchiuso intorno a lui, al tavolo, come un guscio di ostrica sulla perla. L’ho appoggiata in tutti i modi, certa dell’esito felice, e lieta sono andata a festeggiare il cambiamento.

Riassumiamo. A una padrona di casa che abbia a mente la felicità dei suoi ospiti e non le sue fisime di cuoca, bastano garbo ed eleganza, uniti a un tavolo obbediente, e il gioco è fatto.

Il tavolo stava magnificamente in una parte del soggiorno cui si accede con qualche gradino – le vecchie case non fanno a meno di gradini improvvisi – con tre pareti amichevoli che si stringono intorno agli ospiti, una piena di finestre alte su Roma e orchidee felici di fiorire anno dopo anno. Al posto del vecchio tavolo, bellissimo in verità, e messo in salvo in camera da letto dove sta magnificamente – guardate come ci sta comoda la scatola dei four de navettes di Marsiglia, oggi piena di aghi e fili, ma una volta di biscottini squisiti che Andreina dice acquistabili anche su web – una scrivania, e accanto una nuova fetta di libreria che simula un disastro, una caduta di libri, una pila incerta che presto rovinerà, e invece li custodisce con presa affidabilissima. E poi c’è un cuscino nuovo pieno di cinesi che è la settima meraviglia.

Sono belli questi rigiri di mobili nelle case, dicono che la proprietaria è in movimento, che anche lei, come altri di noi, combatte valorosamente con la sua vitalità questo cavolo di contemporaneità e altre orripilanti difficoltà che ci piovono addosso.

È giunta l’ora del menu, di dirvi cosa si può dare di buono senza affannarsi; sento sempre più vicino il momento in cui aprirò una sezione dedicata a ciò, iniziate a imparare da qui.

Gnocchi di semolino alla romana, conditi con latte, parmigiano e un pizzico di geniale cannella. Andreina mi dà l’indirizzo di dove acquistarli, li sento assai buoni e mi dice che anche certe tagliatelle, certi cappelletti valgono la pena, e capperi se non ci vado lunedì, abito a un passo da questa bottega di pasta fresca, da una vita, e non la conoscevo.

Poi certe Polpettine squisitissime, il cui segreto sta nella besciamella nell’impasto, e la divina buccia di limone grattugiata, più una spruzzata di limone fresco quando la cottura si conclude. Le cucinava la mamma di Andreina, e mi sa che pure la nonna c’entra qualcosa; insomma, tessiamo il filo delle generazioni, teniamolo saldo in mano.

Esse giacciono su delle Patate tagliate fini fini con la mandolina, lestamente dorate in padella.

Accanto ci sono certi Carciofi munifici, enormi, maestosi, quelli che i mercati romani oggidì propongono con abbondanza, bellissimi a vedersi e buoni a mangiarsi così, semplicemente stufati in tegame con un po’ di aglio, olio e prezzemolo.

Per finire Gelato alla vaniglia con frutti di bosco e specialmente fragoline di cui Andreina ha annusato tutto il profumo la mattina al mercato, mentre passava, e ha capito che poteva andare a colpo sicuro.

Dimenticavo. All’inizio c’era un cestino di Cialde e biscotti secchi scelti con cura e due ciotole, una con una Crema di broccoletti e pecorino, l’altra con una Crema di formaggio di capra e erba cipollina. Due creme risolte ficcando la testa nel frigorifero e acchiappando ciò che si prestava.

Collio La Viarte in esordio, poi Rubesco.

Un tavolo obbediente, un piccolo antipasto, una spesa fatta con occhio e gusto, niente storie, e la cena viene ammannita. Viva l’ospitalità.





19 commenti:

Elena Bruno ha detto...

Il sandwich di garbo ed eleganza ... geniale!!!

papavero di campo ha detto...

calle e libri una perfezione raggiungibile!
e la pila di libri: m'ha sempre alluzzato quella libreria ma ho sempre temuto l'instabilità, invece no!
i cinesi poi! una banda di confuciani in casa credo che possa fare di molto comodo!
menù di semplicità classosa(quelli che preferisco!)
e dappertutto scorgo uno stile di candore luminoso

Caty ha detto...

...non posso ripetere il commento precedente ma assai il pensiero somiglia , sarei stata a sostenere i libri...rimirando le coppe di frutti golosi..p.s. prendo appunti , prendo appunti , ho un odioso tavolo rotondo ....

annamaria ha detto...

Casa,cena,commensali comme il faut,ma pensa se si dovesse prendere il libro alla base della pila...
p.s.scherzosa invidia e condivisione,ma il mio tavolo rotondo che era dei nonni e si allunga con,volendo,tre tavole facendo impazzire,non lo cambierei MAI!!!

Lydia ha detto...

Garbo ed eleganza, 2 di quelle caratteristiche con cui si può solo nascere e che non si possono imoparare.
La pila di libri è davvero affascinante

t0mmas0 ha detto...

wow..I miss viaarenula (and its food) :) btw questo sito e bellissimo!! ed e un piacere leggere i resconti..un gustosissimo break dalla frenesia quitidiana.
saluti affettuosi
Tommaso Mazzarotto (dal treno per newcastle)

Francesca ha detto...

Nina DESIDERA il cuscino multifacce.

Anonimo ha detto...

Da me si mangia, spero con garbo e allegria, tutti al tavolo di cucina: bandite le fisime di cuoca e commensali per mancanza di spazio. :))
La stessa mancanza di spazio che impone un menu ben organizzato e semplice. Prendo nota dei consigli di stile e mando baci di affettuosa invidia Grazia

artemisia comina ha detto...

Grazia, come sono curiosa di questa cucina sonoriana...

garbo e allegria sono un altro bel sandwich!

artemisia comina ha detto...

Nina, quel cuscino è IRRESISTIBILE. Tutti quei signori occhilunghi che ti guardano....

artemisia comina ha detto...

Tommaso! chi si vede! ben approdato, ma guarda un po' che le tecnologie ogni tanto conosolano!

ce n'è più d'uno in AAA di reportage arenulino, sono reportage che vengono bene...e spero nel prossimo :))

artemisia comina ha detto...

Lydia, mi sa che tu conosci questa accoppiata ;)

artemisia comina ha detto...

annamaria, ti capisco.

il mio non era dei nonni, eppure ho faticato a dividermi da lui, per un sacco di tempo l'ho tenuto nella massima considerazione; e non l'ho mica dato via...

artemisia comina ha detto...

caty, pap, quella libreria è formidabile, sembra che tutto ti stia cadendo in testa - e tale effetto è bellissimo - e invece manco per niente. inoltre i libri sono facili da prendere, insomma lo scatafascio, il se tocco un libro casca tutto, è tutta un'illusione, una magia.

artemisia comina ha detto...

two, un morsetto al sandwich? ;))

t0mmas0 ha detto...

grazie Artemisia!! e un piacere leggero' accuratamente resoconti arenulini e non. p.s. questo sito pero' mi fa chiedere perche mai avro' lasciato l'olio d'oliva (quello vero) e la mozzarella dibufala per il cod&chips e smashed-potatoes..crazy.

artemisia comina ha detto...

tommaso, qui si mangia di tutto, e c'è un certo debole per le pie :)))

dede leoncedis ha detto...

"... niente storie, e la cena viene ammannita. Viva l’ospitalità."

Viva l'ospitalità!

artemisia comina ha detto...

cara dede, chi come te, chi più di te?

spero che un giorno potremo condividere :))

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